mercoledì 18 gennaio 2012

Maguey



Un poco de sal en la tortilla, chile o guacamole si se gusta, y derechito a la boca.



domenica 1 gennaio 2012

Lightmare II - Nigredo


Ho sentito un rumore, un battito, poi un altro. Mi sono svegliato. Mi alzo dal letto, lei non c'è. Cerco gli occhiali, li trovo, esco dalla camera e vado di là: il soggiorno vuoto, le finestre aperte, sono le cinque e già entrano le luci del giorno. "Dov'è?" mi chiedo e realizzo che c'è qualcun altro, in casa, c'è un'altra persona: è un uomo. Dev'essere nell'altra stanza, lo sento, cammino verso la camera. Passo di fronte il bagno, la luce accesa, l'acqua scorre, lei si sta lavando, mi soffermo e ascolto le gocce sulla pelle mentre volgono in vapore poi seguo il passo, vado oltre, davanti alla porta. Per un solo attimo di fronte a questa porta, prima di ricadere nel teatro dei sensi, ricordo che sto solamente sognando, il pensiero attraversa la mente per il tempo che basta a farmi sapere che non avrò un'altra occasione di aprirla. Ho paura come non ne ho avuta mai, il pavimento è freddo, il respiro non basta a riempire i polmoni, è forte il battito come se il sangue volesse esplodere in corpo, sento piano i miei passi mentre entro nella stanza lo vedo, è lì, in piedi di fronte, alle sue spalle la finestra e lo guardo, ti vedo ora: nero, solenne, buio e grave, l'ombra di se stesso Chrònos e non ho mai visto niente di più oscuro. Resto fermo, sono immobile, qui è l'eterno attimo del riflesso sull'anello, gli occhi vorrebbero urlare, lui da sempre è stato lì ed io lo odio, lo odio con tutto il cuore lo odio. "Ti odio!". Ed è come se stesse piovendo nel petto, una goccia per volta segna il ritmo della tempesta in questo tempo fermo. Così per la prima volta c'è qualcosa che ci ha reso tutti fratelli, ho pensato, che ora non fa più alcuna differenza se non ci siamo voluti bene, se non ci siamo amati. Ora so che nessuno mai morirà solo. Ed è questa la prima volta in cui veramente ho desiderato fosse tutto vero. Ed è più facile di quanto immaginassi credere, che verremo tutti sommersi, in un giorno qualunque, da un denso blu come inchiostro, a cominciare dal cielo e poi la terra degli uomini: ogni casa, ogni strada, ogni albero, ogni radice, ogni carattere, ogni archetipo, ogni per-sonare, φersuna. Ci cambia, ci unisce, siamo ora una cosa sola tutti.
Una cornacchia si posa sul cornicione della finestra, faccio un passo e d'immediato lui fa un passo, ricerco nel suo corpo opaco una qualche identità, lo fisso, mi avvicino, si avvicina e finalmente scorgo ora nel suo scuro volto gli occhi da questo curvo sguardo: sono io. Io sono. Ed ormai è giorno, c'è luce, prende il volo, rondini niente ombre. Rondini.



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