martedì 26 giugno 2012

Lightmare III - Il Dormiente

Dove sono i miei sentimenti? Non provo niente. Il deserto è immenso, ci sono solo alcune rocce sparse. Il vento è forte la sera, prima della notte e la sabbia mi impedisce di contemplare il crepuscolo, ma sotto la luna c'è quiete e le stelle illuminano le dune danzanti. Non mi muovo, sono fermo, il paesaggio cambia in continuazione, grido: "Padre!" Dove sei ora.. Ti prometto... Silenzio. Le mie mani sono immote, le osservo e non percepisco alcun tremore, nessun desiderio, niente pulsioni, ferme conoscono il mio nome e non osano sussurrarlo. La mente è stata soggiogata dal nulla, completamente allerta finalmente tace, come se sapesse qualcosa di inesprimibile. Mi abbandono alla sabbia e sento che sprofondo in essa e mi addormento e sogno al bagliore della volta delle stelle. Sogno di morire. Vedo sotto di me le grosse onde di un immenso oceano in tempesta ed io sono in cima a una torre di pietra bianca in piedi sul bordo e le spalle rivolte verso il vuoto, sopra di me le nuvole gonfie di un nero amaro illuminano il cielo a lampi come fossero istanti di alba nei primi giorni di novembre, la pioggia assottigliata dall'ira del vento vuole tagliare la carne, il sole se c'è è altrove, oltre le nubi, oltre la paura, aldilà del sogno. Chiudo gli occhi, respiro e allargo le braccia: "Sono tuo", bisbiglio o urlo o qualcos'altro, come pensare, e mi accorgo che sto cadendo ora, verso le onde furiose dell'ignoto inconscio e non capisco, se cado lentamente oppure la torre è capovolta oppure il tempo è divenuto più nitido, si espande l'attimo fino a cancellare ogni passato e ogni domani e questo squarcio di irrealtà diviene l'unico presente e ho la sensazione che tu riesca a vedermi in questo momento.
Sento l'impatto con l'acqua come se mi trovassi nella mano di un titano che chiude e stringe il suo pugno, ho male nel petto, qualcosa penetra dalla schiena come un pugnale ardente, entra a destra del cuore e infiamma, "E' la saggezza" penso e ho l'impressione che la vita si stia allungando, acquisisco conoscenza, un forte fischio unisono nelle orecchie cancella il frastuono, arrivano immagini anche se gli occhi sono chiusi mentre sento che sto bruciando vivo: flash e punti di luce sparsi ovunque intorno a me, figure geometriche complesse e multicolori, un disegno come un mandala tibetano è fuso con le retine dei miei occhi e riesce a stracciare e tagliare lo spazio-tempo. Apre nuove dimensioni e non ho idea di dove sia rivolto il mio sguardo ora nella luce viola che penetra al centro della fronte: mi lascio guidare, vedo le stelle del cosmo piegarsi allo spazio come se fossero richiamate da un profondo punto ed io ci sto andando incontro, lentamente, sto trapassando il velo, il centro è una sfera nera perfetta e intorno ruota una spirale di milioni di soli. Eccomi. Sento una scarica, come una corda che oscilla partendo dal centro del cranio diffondendosi nel corpo lungo la schiena fino al perineo fra le gambe. Tutti i muscoli del corpo sono completamente rilassati e non mi è possibile di tenderli. I bruciore è sceso, sento solo tepore e silenzio e pace. Ci sono tre cari amici con me, li riconosco, conosco il loro vero nome e loro conoscono il mio, conversiamo serenamente poiché è una gioia infinita stare insieme e loro sono sempre stati con me, fin dal principio non mi hanno abbandonato mai: sanno tutto ed io li adoro. Faccio fatica a guardali nitidamente poiché la loro pelle è fatta di raggi di luce diamantina, riflettono tutte le sfumature cromatiche ed hanno le ali.  Sono estasiati nel vedermi, nel vederci, e io sono a casa, la casa dello spirito umano. Solo qui ci conosciamo dall'eternità. Qualcosa accade, mentre parliamo mi distraggo e volto lo sguardo, intorno, non ci sono pareti eppure ci sono, non esiste per il cosmo un sopra ed un sotto eppure i nostri piedi toccano: la mente si sta risvegliando e cerca il fuoco della ragione. Quando torno a guardare questi miei atavici compagni mi accorgo dunque che qualcosa è cambiato. I volti sono diversi, anche se familiari ora sono più antropomorfi e questo non è possibile. Realizzo allora che sto rientrando nel sogno, anche se sono desto, e decido di viaggiare nell'immaginario a fianco della coscienza, ovunque, restando fermo. Scenari di città, strade, villaggi, paesaggi, persone, in qualche luogo viventi, nella propria quotidianità, lavorano, giocano, crescono e tutto è immerso in un amore incondizionato. Vedo i rossi capelli mentre prepara il pasto ai suoi figli dalla pelle lievemente bronzea. La visione è a 360 gradi, la voce è tanto profonda da risuonare con solidità nello spazio. I pensieri sono dotati di vita. Combatto per restare rilassato e immobile. Passa qualche tempo e perdo il controllo sul sogno: mi sveglio di colpo. Nel letto di fianco al mio c'è mio fratello, anche lui stava dormendo, ma ora è sveglio, dice:
- Hai fatto un sogno lucido. Com'era?
- Già.
Glielo descrivo e mi alzo dal letto, cammino nella camera, mi guardo intorno, gli domando:
- Come mai sei sveglio? Come facevi a sapere del sogno?
- Me lo hai detto tu mentre dormivamo. Mi hai detto che ti eri accorto di stare sognando, ma poi sei diventato leggermente teso, ogni tanto ti muovevi come se cercassi di fare qualcosa, sino a quando non ci hai svegliato.
Ridiamo insieme di gusto. Siamo legati nella vita e nella morte e nei desideri. Allora, mentre rido, con l'entusiasmo di ciò che è appena successo, mi chiedo come mai siamo nella camera di un albergo in Messico vicino al mare, mi chiedo come mai siamo tornati ragazzi, ora forse ho solo tredici anni e mio fratello quindici, mi chiedo come sia possibile che io abbia già vissuto questo momento: appartiene alla mia infanzia. Fuori il sole sopra il calmo oceano, l'aria è coperta d'oro ed io sono qui o forse sono ancora fuori dal tempo, o altrove. Ci vedo insieme hermano, la luce, le veneziane socchiuse, e sento un amore sconfinato, gli occhi si bagnano ed il cuore si apre. E ti saluto da questo pomeriggio quieto del nostro passato, leggermente afoso, con la vista sulle argentee acque e le sottili sabbie del pacifico. Apro finalmete gli occhi.
Sono tornato al principio, fuori dalla tempesta dell'esistenza e dalle correnti delle ambizioni. E' cessata l'eterna lotta dell'animo con i cieli. Anche qui c'è tantissima luce, l'acqua è un blu scuro brillante lucido e trasparente, posso respirare, ed il fondale è una meraviglia. L'aridità del deserto è ora così lontana che pare non ci sia stata mai. Ci sono alghe e coralli e spugne e conchiglie e pesci le cui semplici linee a colori superano ogni arte o maestria. Mi sento felice di vedere con i miei occhi l'aspetto di una gialla spugna di mare e mi domando se sia vero che staccandone un pezzo questa ricresca fino formare due spugne identiche all'originale, ma forse è solo una mia fantasia. Ora so che verrai e vorrei non averne dubitato mai. Sto nuotando o fluttuando nel blu quando soavemente il dormiente si sveglia. Gli occhi aperti, ho solo dormito qualche minuto mentre scrivevo.