lunedì 13 agosto 2012

Neutrino



Il frigorifero con l'influenza, il telefono acido perso, la parola di matita scritta cancellata dal muro con la gomma, le due piantine di peperoncino e la disgiunzione, Neutrino sei ovunque sei il mio cuore, solo un paio di occhiali i più ignoranti della spiaggia, non abbiamo rotto neanche un bicchiere quella sera, i tappi per ascoltare il vento e gli allevamenti di insetti lumache ricci e gechi, la bicicletta che rompe catene per la libertà, l'erba spaccapietre, chiamate oltreoceano senza risposta, era giorno e una stella stava sospesa nel cielo, il temporale estivo con il tramonto tinto, posticipiamo la nostra partenza di solo ritorno, il pendolo smemorato ha versato due lacrime, sette giorni, ogni tanto sorridi ogni tanto annuisci, ti sei rivolto una volta soltanto ad un oggetto inanimato, ricordi quel giorno abbiamo visto cadere una foglia?, condividiamo le radici, la tua trombetta senza ancia, con una nota soltanto una, le parole che hai sempre voluto pronunciare e il tuo silenzio. Se ripassi da qui, vieni a trovarci e mostraci ancora cosa possiamo fare per riscattare il giorno, per abbandonarci, per infrangere questo blues infinito, usciamo ora: andiamo a caccia di demoni, non importa se le nostre impronte rimarranno sulla neve o se i cani si sentiranno inquieti nel vederci, se non riusciremo a trovare la nostra ombra questa notte, non importa davvero, per questo prego a te. Buon Compleanno.



martedì 26 giugno 2012

Lightmare III - Il Dormiente

Dove sono i miei sentimenti? Non provo niente. Il deserto è immenso, ci sono solo alcune rocce sparse. Il vento è forte la sera, prima della notte e la sabbia mi impedisce di contemplare il crepuscolo, ma sotto la luna c'è quiete e le stelle illuminano le dune danzanti. Non mi muovo, sono fermo, il paesaggio cambia in continuazione, grido: "Padre!" Dove sei ora.. Ti prometto... Silenzio. Le mie mani sono immote, le osservo e non percepisco alcun tremore, nessun desiderio, niente pulsioni, ferme conoscono il mio nome e non osano sussurrarlo. La mente è stata soggiogata dal nulla, completamente allerta finalmente tace, come se sapesse qualcosa di inesprimibile. Mi abbandono alla sabbia e sento che sprofondo in essa e mi addormento e sogno al bagliore della volta delle stelle. Sogno di morire. Vedo sotto di me le grosse onde di un immenso oceano in tempesta ed io sono in cima a una torre di pietra bianca in piedi sul bordo e le spalle rivolte verso il vuoto, sopra di me le nuvole gonfie di un nero amaro illuminano il cielo a lampi come fossero istanti di alba nei primi giorni di novembre, la pioggia assottigliata dall'ira del vento vuole tagliare la carne, il sole se c'è è altrove, oltre le nubi, oltre la paura, aldilà del sogno. Chiudo gli occhi, respiro e allargo le braccia: "Sono tuo", bisbiglio o urlo o qualcos'altro, come pensare, e mi accorgo che sto cadendo ora, verso le onde furiose dell'ignoto inconscio e non capisco, se cado lentamente oppure la torre è capovolta oppure il tempo è divenuto più nitido, si espande l'attimo fino a cancellare ogni passato e ogni domani e questo squarcio di irrealtà diviene l'unico presente e ho la sensazione che tu riesca a vedermi in questo momento.
Sento l'impatto con l'acqua come se mi trovassi nella mano di un titano che chiude e stringe il suo pugno, ho male nel petto, qualcosa penetra dalla schiena come un pugnale ardente, entra a destra del cuore e infiamma, "E' la saggezza" penso e ho l'impressione che la vita si stia allungando, acquisisco conoscenza, un forte fischio unisono nelle orecchie cancella il frastuono, arrivano immagini anche se gli occhi sono chiusi mentre sento che sto bruciando vivo: flash e punti di luce sparsi ovunque intorno a me, figure geometriche complesse e multicolori, un disegno come un mandala tibetano è fuso con le retine dei miei occhi e riesce a stracciare e tagliare lo spazio-tempo. Apre nuove dimensioni e non ho idea di dove sia rivolto il mio sguardo ora nella luce viola che penetra al centro della fronte: mi lascio guidare, vedo le stelle del cosmo piegarsi allo spazio come se fossero richiamate da un profondo punto ed io ci sto andando incontro, lentamente, sto trapassando il velo, il centro è una sfera nera perfetta e intorno ruota una spirale di milioni di soli. Eccomi. Sento una scarica, come una corda che oscilla partendo dal centro del cranio diffondendosi nel corpo lungo la schiena fino al perineo fra le gambe. Tutti i muscoli del corpo sono completamente rilassati e non mi è possibile di tenderli. I bruciore è sceso, sento solo tepore e silenzio e pace. Ci sono tre cari amici con me, li riconosco, conosco il loro vero nome e loro conoscono il mio, conversiamo serenamente poiché è una gioia infinita stare insieme e loro sono sempre stati con me, fin dal principio non mi hanno abbandonato mai: sanno tutto ed io li adoro. Faccio fatica a guardali nitidamente poiché la loro pelle è fatta di raggi di luce diamantina, riflettono tutte le sfumature cromatiche ed hanno le ali.  Sono estasiati nel vedermi, nel vederci, e io sono a casa, la casa dello spirito umano. Solo qui ci conosciamo dall'eternità. Qualcosa accade, mentre parliamo mi distraggo e volto lo sguardo, intorno, non ci sono pareti eppure ci sono, non esiste per il cosmo un sopra ed un sotto eppure i nostri piedi toccano: la mente si sta risvegliando e cerca il fuoco della ragione. Quando torno a guardare questi miei atavici compagni mi accorgo dunque che qualcosa è cambiato. I volti sono diversi, anche se familiari ora sono più antropomorfi e questo non è possibile. Realizzo allora che sto rientrando nel sogno, anche se sono desto, e decido di viaggiare nell'immaginario a fianco della coscienza, ovunque, restando fermo. Scenari di città, strade, villaggi, paesaggi, persone, in qualche luogo viventi, nella propria quotidianità, lavorano, giocano, crescono e tutto è immerso in un amore incondizionato. Vedo i rossi capelli mentre prepara il pasto ai suoi figli dalla pelle lievemente bronzea. La visione è a 360 gradi, la voce è tanto profonda da risuonare con solidità nello spazio. I pensieri sono dotati di vita. Combatto per restare rilassato e immobile. Passa qualche tempo e perdo il controllo sul sogno: mi sveglio di colpo. Nel letto di fianco al mio c'è mio fratello, anche lui stava dormendo, ma ora è sveglio, dice:
- Hai fatto un sogno lucido. Com'era?
- Già.
Glielo descrivo e mi alzo dal letto, cammino nella camera, mi guardo intorno, gli domando:
- Come mai sei sveglio? Come facevi a sapere del sogno?
- Me lo hai detto tu mentre dormivamo. Mi hai detto che ti eri accorto di stare sognando, ma poi sei diventato leggermente teso, ogni tanto ti muovevi come se cercassi di fare qualcosa, sino a quando non ci hai svegliato.
Ridiamo insieme di gusto. Siamo legati nella vita e nella morte e nei desideri. Allora, mentre rido, con l'entusiasmo di ciò che è appena successo, mi chiedo come mai siamo nella camera di un albergo in Messico vicino al mare, mi chiedo come mai siamo tornati ragazzi, ora forse ho solo tredici anni e mio fratello quindici, mi chiedo come sia possibile che io abbia già vissuto questo momento: appartiene alla mia infanzia. Fuori il sole sopra il calmo oceano, l'aria è coperta d'oro ed io sono qui o forse sono ancora fuori dal tempo, o altrove. Ci vedo insieme hermano, la luce, le veneziane socchiuse, e sento un amore sconfinato, gli occhi si bagnano ed il cuore si apre. E ti saluto da questo pomeriggio quieto del nostro passato, leggermente afoso, con la vista sulle argentee acque e le sottili sabbie del pacifico. Apro finalmete gli occhi.
Sono tornato al principio, fuori dalla tempesta dell'esistenza e dalle correnti delle ambizioni. E' cessata l'eterna lotta dell'animo con i cieli. Anche qui c'è tantissima luce, l'acqua è un blu scuro brillante lucido e trasparente, posso respirare, ed il fondale è una meraviglia. L'aridità del deserto è ora così lontana che pare non ci sia stata mai. Ci sono alghe e coralli e spugne e conchiglie e pesci le cui semplici linee a colori superano ogni arte o maestria. Mi sento felice di vedere con i miei occhi l'aspetto di una gialla spugna di mare e mi domando se sia vero che staccandone un pezzo questa ricresca fino formare due spugne identiche all'originale, ma forse è solo una mia fantasia. Ora so che verrai e vorrei non averne dubitato mai. Sto nuotando o fluttuando nel blu quando soavemente il dormiente si sveglia. Gli occhi aperti, ho solo dormito qualche minuto mentre scrivevo.

lunedì 21 maggio 2012

Elios

Osservo il vento soffiare, questo amore, e mi domando quali occhi sono quelli che vedono, la luce riflessa sulle onde dell'acqua, non c'è mistero più affascinante a cui possa assistere, donna. Sento paura. Scaldo il coltello fino a renderlo incandescente, per scorgere in questa oscurità i capelli e il volto e le mani e le gesta, ma non riesco ancora a sentire quello che dici e allora sussurro alla finestra il desiderio di vederci nudi, di immergerci l'uno nell'altra fino a perdere il respiro. Il cuore è una tempesta senza redini e tu sei la mia auriga e la mia ancora. Sempre tu, a cui basta chiudere gli occhi per ritrovarti a me accanto, senza nemmeno sporgere la mano mi prendi in qualunque luogo mi trovi, rifletti su ogni superficie si posi lo sguardo, ed è così soave la serenità che infondi nel mio giorno da farmi fluttuare nell'aria sopra ogni pensiero, senza domande nè risposte, ma con l'unica certezza di essere, al fianco del gioco delle rondini e delle stagioni. Eppure ci sono momenti in cui il corpo si confonde con il mondo e l'accento della tua frusta risuona aspra sulla pelle dei miei animali mentre guidi il carro non compiendo altro che semplici coniche, come se non avesse alcuna importanza cosa stiamo facendo, mi sveli il segreto del gioco, tornare sempre, e pare così semplice e stupido che faccio fatica a credere che sia questo il modo in cui riesci a sorreggere l'intero cosmo, compiendo un giro dopo l'altro. Ma quello che facciamo ha piena importanza, poiché tu lo hai immaginato "In ogni attimo risiede tutta l'eternità", e ti fanno ridere e sorridere le mie parole e muovi ancora le labbra sottili e non una parola viene pronunciata, nemmeno un bisbiglio nemmeno, ma torni a sorridere e da come muovi i fianchi i piedi le braccia e le mani non si capisce se danzi o sei in collera, il tuo sguardo è luce ed io solo ora mi accorgo che hai reso ogni mio desiderio, compreso quello di poter fissare il Sole che ora ci ha illuminato e così presto è tramontato. Ti amo e riesco a vederti e a sentirti, anche se sei Elios, anche se non hai detto niente, anche se resti immobile, e vorrei conoscere la tua gioia, nello scoprire questo gravido cuore di uomo incapace di distinguere la verità dall'impossibile.


lunedì 30 aprile 2012

Aurinko

Oggi è tornato il Sole.
- Se questo è un sogno non mi svegliare.
- E se non lo fosse?
- Continua a baciarmi fino a quando non mi addormento. Così potrò sognare di te, di noi, e domani sarai tu a svegliarmi nel giorno. 
Se invece fossimo già desti, allora domani pioverà e noi usciremo e cammineremo sotto la pioggia, sentiremo i capelli e la pelle bagnarsi, e sapremo che ogni cosa è il frutto generato dall'irruzione della fantasia nella nostra memoria; la memoria unica dell'umanità che tutti condividiamo e la fantasia pura e assoluta madre di tutti gli astri.. Ci guarderemo negli occhi e avremo volti diversi, ma ci riconosceremo ugualmente, come se ci conoscessimo da quando siamo stati bambini, e forse ci siamo appena incontrati. La piazza sarà piena di ombrelli sulle persone, ci saranno alcune donne travestite da enormi farfalle, i bambini terranno tutti in una mano un filo bianco legato a un palloncino blu, gli studenti berranno e canteranno canzoni di lingue antiche, si arrampicheranno sulla statua della fontana e le daranno un bacio, per infrangere ogni regola legge tabù o promessa patuita da vecchi timorosi, i cafè saranno pieni di uomini reduci dal circo delle loro esistenze, inconfondibili, incorreggibili, in giorni sempre uguali non noteranno che il crepuscolo si è spostato verso nord, che le anatre stanno tornando, sui canneti volan basse le cicogne, ogni cosa fa ritorno in questi giorni, anche alle nostre mani tornano le poesie imparate a memoria e poi del tutto dimenticate, verso Itaca, viandanti e musici saranno in ascolto al riparo dalle nuvole, mentre i negozi saranno tutti aperti, colmi di vanità, ruberanno al creato la nostra sacra attenzione per tributare nostro ogni genere di oggetto ideato per essere padrone, per possederci: letti e materassi di eterno riposo, campane di vetro per dimore, precisi orologi sempre in ritardo in corsa, sfarzosi paraocchi contro la luce, vesti ed abiti marchiati, parlanti, presenti passati e futuri da ogni angolo della terra, meccanismi mobili e portatili per contenerci, oro gemme e pesanti pietre brillanti a gravare sulle dita i polsi le orecchie e il collo del nostro aureo animo nato libero e leggero come i raggi del cielo, e sento ora vibrare armonicamente nell'aria il suono delle campane, battute con foga dall'orchestra senza direttore di tutti i campanili della città, siamo ora un'ora più vicini, ed esiste un punto nello spazio in cui si possono udire i rintocchi sincronizzati, il mercato oltre la piazza chiude anche questa settimana, avendo ceduto i fiori della terra in cambio di numeri di concetti, i cestini degli acquisti sono sazi e ci si appresta alle proprie cucine, le gocce sono diventate sottili, il vento un sussurro, ed io potrei morire adesso. Ovunque sia, potrei giurare che il tempo per un attimo si è fermato, mentre fissavo i tuoi occhi umidi e lucidi, ti ho vista.

mercoledì 21 marzo 2012

La Cruz del Sur


Così la cosa rimasta da fare è sederci.
In questa eterna primavera sorvola le cime dei cipressi in fiore, le antenne e le parabole dei condomini, il ponte crepato in corso sui binari, i tavolini coi posaceneri, i verdi i rossi e i rotondi, i fili per il bucato dei balconi, le calamite sul friggorifero, le tracce invisibili dello scorso inverno, i tuoi occhi, le fermate degli autobus, dei taxi, dei blu e degli ippici accaniti, le andate senza ritorno low cost, il parchetto col recito dei cani, quello senza recinto dei piccioni, le aule delle scuole di un tempo, i congiuntivi cinesi nei bar, i fumatori d'oppio di via Mascarella, le partite finite due a due, gli autoritari baffi di Augusto, le sottili pensiline a doppio senso, i liquori di quando non hai ancora mal di testa, i petali sui marciapiedi, le lavagne indelebili degli anonimi, lo spazio per lasciare un commento, le foto inedite, la polvere ancora fresca sui ricordi che ho avuto, la neve caduta sui nostri animi, i cappelli per andare al lavoro, i fogli dei giorni senza ali, le frequenze strobiche degli stati emotivi collettivi, il rubinetto che ogni giorno perde qualcosa, Bogoliubov alle feste serie, le corde mancanti delle chitarre in piazza Vermi, i calendari luciani dell'anno che verrà, la rabbia, la rabbia, la rabbia, la rabbia che cresce e tutta la nostalgia che posso provare racchiusa nel sogno che ho avuto questa mattina prima di svegliarmi, "uno stormo di anatre diretto a sud. Ma noi, che siamo contro natura, migriamo verso nord".

mercoledì 18 gennaio 2012

Maguey



Un poco de sal en la tortilla, chile o guacamole si se gusta, y derechito a la boca.



domenica 1 gennaio 2012

Lightmare II - Nigredo


Ho sentito un rumore, un battito, poi un altro. Mi sono svegliato. Mi alzo dal letto, lei non c'è. Cerco gli occhiali, li trovo, esco dalla camera e vado di là: il soggiorno vuoto, le finestre aperte, sono le cinque e già entrano le luci del giorno. "Dov'è?" mi chiedo e realizzo che c'è qualcun altro, in casa, c'è un'altra persona: è un uomo. Dev'essere nell'altra stanza, lo sento, cammino verso la camera. Passo di fronte il bagno, la luce accesa, l'acqua scorre, lei si sta lavando, mi soffermo e ascolto le gocce sulla pelle mentre volgono in vapore poi seguo il passo, vado oltre, davanti alla porta. Per un solo attimo di fronte a questa porta, prima di ricadere nel teatro dei sensi, ricordo che sto solamente sognando, il pensiero attraversa la mente per il tempo che basta a farmi sapere che non avrò un'altra occasione di aprirla. Ho paura come non ne ho avuta mai, il pavimento è freddo, il respiro non basta a riempire i polmoni, è forte il battito come se il sangue volesse esplodere in corpo, sento piano i miei passi mentre entro nella stanza lo vedo, è lì, in piedi di fronte, alle sue spalle la finestra e lo guardo, ti vedo ora: nero, solenne, buio e grave, l'ombra di se stesso Chrònos e non ho mai visto niente di più oscuro. Resto fermo, sono immobile, qui è l'eterno attimo del riflesso sull'anello, gli occhi vorrebbero urlare, lui da sempre è stato lì ed io lo odio, lo odio con tutto il cuore lo odio. "Ti odio!". Ed è come se stesse piovendo nel petto, una goccia per volta segna il ritmo della tempesta in questo tempo fermo. Così per la prima volta c'è qualcosa che ci ha reso tutti fratelli, ho pensato, che ora non fa più alcuna differenza se non ci siamo voluti bene, se non ci siamo amati. Ora so che nessuno mai morirà solo. Ed è questa la prima volta in cui veramente ho desiderato fosse tutto vero. Ed è più facile di quanto immaginassi credere, che verremo tutti sommersi, in un giorno qualunque, da un denso blu come inchiostro, a cominciare dal cielo e poi la terra degli uomini: ogni casa, ogni strada, ogni albero, ogni radice, ogni carattere, ogni archetipo, ogni per-sonare, φersuna. Ci cambia, ci unisce, siamo ora una cosa sola tutti.
Una cornacchia si posa sul cornicione della finestra, faccio un passo e d'immediato lui fa un passo, ricerco nel suo corpo opaco una qualche identità, lo fisso, mi avvicino, si avvicina e finalmente scorgo ora nel suo scuro volto gli occhi da questo curvo sguardo: sono io. Io sono. Ed ormai è giorno, c'è luce, prende il volo, rondini niente ombre. Rondini.



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