lunedì 5 settembre 2011
Lightmare I - Vado allo Scalo
E' notte inoltrata, quasi giorno, e sono allo scalo del porto. Ci sono alcuni amici con me in cerca di qualche cosa, non so di preciso, non mi interessa. Mi dirigo solo verso grandi container da carico ed entro: io sono in cerca di un bagno. Mi accorgo che siamo in movimento e ci dirigiamo verso la nave quando trovo finalmente il cesso, è un semplice water poggiato in cima ad uno di questi ora giganteschi container, non ci sono pareti, ma la cosa non mi turba. Mi siedo e comincio a cagare. Poi vedo alcune persone vestite di blu andare avanti e indietro, sono gli addetti ai lavori immagino. Così uno di loro si avvicina, mi offre dei tovaglioli di carta e aggiunge: "Dovresti mangiare vegano sai? Dall'odore .." si tocca il naso "..si direbbe che non hai un'alimentazione particolarmente equilibrata, mangi troppa carne". "Beh grazie!" dico io. Sento allora qualcuno che urla dalla strada verso noi. Vedo un gruppo di numerose persone: donne, uomini, vecchi e giovani, ci sono famiglie intere; appaiono molto folkloristici, hanno vestiti eleganti e pomposi, colorati ed elaborati, hanno tutti le valigie e vogliono salire sulla nave, mi sembrano usciti da un quadro dell'ottocento. L'uomo in blu replica allora di aver stabilito un altro giorno per la loro partenza, ma la folla in strada non ne vuole sapere, sono tutti pronti a partire. Forse non hanno il biglietto, sono clandestini, è mattino presto, c'è ancora buio. L'uomo in blu parla loro, un lungo discorso, ma non riesco a comprendere cosa dica, non sta parlando con le parole, difficile descrivere, quando d'improvviso tutto si è trasformato in una recita, un teatro e sono tutti degli attori in scena, mentre io sono sul palco e seduto sul cesso in cima al container mi sento il re, come se quella fosse la mia parte nello spettacolo. Sento una musica, appaiono allora alcune ragazze di fronte a me e intonano al canto strane filastrocche. E' stato allora che ti ho vista. Canti timidamente con voce dolce e soffusa, hai un vestito bianco e il tuo volto, non lo avevo riconosciuto subito, mi sembri una bambina, sei una meraviglia ed io mi sento morire, non riesco a crederlo, tu sei veglia nel mio sogno. Il petto mi sta esplodendo, mi alzo, ripenso all'ultima volta che ti avevo incontrata, non ci siamo detti niente. Ascolto ogni sillaba dell'incantesimo mentre mi guardi, poi scendo, vado in strada in mezzo alla gente, non riesco a voltarmi indietro. Ormai è venuto il giorno, la luce è chiara e fulgida, tiepida, forse il Sole è diventato trasparente ora. Arrivo ad un muretto, metto le mani nelle tasche e le svuoto sulla pietra. Ci sono oggetti che non identifico, non riesco a vederli nitidamente, ma formano un puzzle su quel muro: le forme e i colori si uniscono, si incastrano ed è completo ormai, si vede qualcosa, forma un disegno, ma manca l'ultimo pezzo. Non c'è, si è perso, forse non lo ho avuto mai non so, ma su questo io mi affrango, mi sbriciolo, sono a terra e mi sto dissolvendo, le guance sono ora completamente bagnate dalle lacrime. Tu ti avvicini e mi abbracci da dietro, guardi il mio rompicapo incompleto, guardi dentro il mio dispiacere, dici: "Non importa".
Il resto è vago e confuso, non posso nascondere le lacrime, la gioia e l'estasi per quello che mi hai detto, ma nemmeno tutto quel dispiacere e tormento che non si sono espressi mai, che sono rimasti qui, mentre tu mi presenti alcune delle persone in strada, amici, attori, mi sembra di conoscerli anche se hanno volti mai visti prima. Sono sovrafatto dalle emozioni. Poi ci siamo imbarcati, non ho idea di dove siamo andati, ricordo fiumi di acqua cristallina, una cascata e alcune imponenti statue completamente dorate. Ma cosa importa?! Mi sono svegliato, commosso, la finestra aperta e fuori la pioggia. Mi sono alzato e sono andato in sala. Tu mi hai servito il caffè. Abbiamo fatto colazione. Non ho mai scritto questa storia.
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